L’uomo dis-integrato dei
nostri giorni
di
Marcello Scotti, Naturopata
dal libro “L’ospite
che non mangia” di Carmine Natale
La causa è
un cibo sempre più alterato e poco centrato.
Studi
scientifici effettuati recentemente da alcuni psicologi mostrano l’influenza
del cibo sui modi di pensare, di sentire e di comportarsi. I vari cibi possono
essere raggruppati in base ad azioni di espansione e di contrazione, che
possono esercitare sia a livello fisico che mentale. Da un lato, cibi di origine animale che generano contrazione
proprio per la loro natura di alimento concentrato, dall’altro, cibi estratti
da vegetali, come zucchero, tè, caffè, alcolici e droghe che influiscono sul
sistema nervoso, producendo un effetto di espansione sul comportamento. Tra
questi due gruppi estremi ne esiste un terzo, composto da cibi vegetali,
ritenuto centrale per il suo equilibrio in elementi nutritivi, in cui si
distinguono i semi (cereali, noci e
legumi) che tendono a loro volta verso la contrazione, e la frutta (uva,
meloni, mele, bacche, ecc.) che propendono, invece, all’espansione. Al centro
di tutto si trovano gli ortaggi. Tra questi ultimi vegetali si può fare
un’ulteriore distinzione: quelli più piccoli, duri e compatti che crescono
lentamente o sotto terra i quali generano più concentrazione; quelli più
grandi, con più foglie, più succo, che crescono velocemente o al disopra del
terreno i quali generano più espansione.
Si è
osservato che gli alimenti espansivi, o che propendono all’espansione,
favoriscono un comportamento espansivo, cioè più aperto, flessibile, spontaneo,
generoso, spirituale, olistico, che si esprime con le parole. Viceversa gli
alimenti che generano contrazione, o che propendono verso questa, producono un
comportamento contratto, cioè più chiuso, inflessibile, controllato,
possessivo, materialista, pensante e analitico, che si esprime per iscritto.
A livello
nutrizionale, tutto questo può essere tradotto nei rapporti tra
proteine/carboidrati e tra acidità/alcalinità. Infatti, gli alimenti
contrattivi hanno un rapporto proteine-carboidrati alto, mentre quelli
espansivi hanno un rapporto basso. E così, gli alimenti che producono acidità
sono contrattivi, mentre quelli che producono alcalinità sono espansivi. Queste
due forze, opposte e complementari, di contrazione ed espansione alla fine
tenderanno al riequilibrio per il mantenimento dell’omeostasi dei sistemi
viventi.
Il fatto, però, che l’alimentazione
odierna risulti sbilanciata e squilibrata, a causa dell’assunzione di alimenti
dis-integrati, comporta un difficile raggiungimento dell’equilibrio tanto che
l’uso di un cibo contrattivo come la carne richiede l’assunzione di cibi
opposti quali i dolci e lo zucchero, oppure l’alcool. Questo genere di
alimentazione comporta un dispendio di energia maggiore di quella che
occorrerebbe adoperando cibi centrati ed integrali come i cereali, la frutta e
la verdura fresche, per cui ne risultano spreco, sforzo e stanchezza.
Questo è il
motivo per cui è consigliabile orientarsi verso un’alimentazione centrata e
naturale affinché il nostro comportamento sia naturale. Ogni qualvolta rendiamo
il cibo innaturale, scindendolo nelle sue diverse componenti, otteniamo
soltanto degli opposti che non si reintegrano, distruggendo, nel contempo
l’energia vitale e l’equilibrio, ed è ciò che accade in noi quando ci cibiamo
in modo non naturale.
Esperimenti
eseguiti sui topi hanno evidenziato che quelli nutriti con cibi raffinati
hanno sviluppato un certo numero di
malattie: polmonite, anemia, sinusite, ulcere, gozzo, malattie di cuore e parti
prematuri; quelli, invece, nutriti con cereali integrali, verdura, frutta e
qualche derivato del latte sono cresciuti senza malattie e si sono accoppiati
normalmente, mettendo al mondo una prole sana. Risultati sorprendenti si sono
avuti anche a livello psicologico. Queste scoperte hanno consentito di mettere
in relazione diversi disturbi umani con gli alimenti raffinati: ulcere, tumori
e cancro dell’intestino crasso, malattie del cuore e dei vasi sanguigni
(comprese le vene varicose), calcoli biliari, appendicite ed emorroidi, diabete
e ipoglicemia, obesità, malattie dei denti e delle gengive, ma anche ansietà,
apatia, depressione e mancanza di autocontrollo, violenza, criminalità.
Ma è
possibile individuare le motivazioni profonde alla base di tali scelte
alimentari? Uno studio eseguito in Danimarca ed apparso sul Journal of Nutrition and Metabolism (Volume 2012 (2012), Article ID
185484, 9 pages:10.1155/2012/185484 - Chalida M. Svastisalee, Bjørn E.
Holstein, and Pernille Due) ha messo in relazione
la bassa assunzione di frutta e verdura negli adolescenti sia con la vicinanza
delle scuole a supermercati e fast food e sia con lo status socio-economico. Il
primo aspetto potrebbe essere rilevante, ma non ci sono dati sufficienti per
avvalorare tale ipotesi. L’appartenenza a classi socio-economiche più elevate,
invece, ha evidenziato che tale aspetto può attenuare sia il ricorso a fast food che la tendenza a consumare poca frutta e verdura.
L’uomo deve prendere coscienza che
la mancanza di un cibo principale equilibrato può avere un effetto squilibrante
sul comportamento, che si riflette nella postura del corpo, nella stabilità
emotiva e nella visione generale della vita. Un cibo principale equilibrato,
combinato con quantità minori di cibo espansivo o contrattivo, rende aperti ad
una vasta gamma di stimoli e, al tempo stesso, crea stabilità e aiuta a
conservare una visione chiara delle cose.
Per sapere di più